curiosità stroriche padovane  1°

A PADOVA NACQUE LA COMMEDIA DELL'ARTE

La commedia dell'arte è nata a Padova. La prima conferma l' atto notarile del 25 febbraio del 1545 con cui si costituisce la prima compagnia di comici. Fu registrato dal notaio Vincenzo Fortuna, che abitava e svolgeva la sua attività nella contrada di San Leonardo, a Padova. E dunque questa la data in cui simbolicamente nasce e viene celebrata, dal 2010, la sua giornata mondiale. Secondo l'attore e regista Carlo Boso, grandissimo esperto di commedia dell'arte e da vent'anni anima a Versailles dell'Academie Internationale Des Arts du Spectacle (AIDAS), la sua fama nel mondo e tale in Giappone, in Messico, in Russia da meritare il riconoscimento di patrimonio immateriale e culturale dell'umanità da parte dell'UNESCO. L'atto del Cinquecento che ne segna la nascita fu portato alla luce per la prima volta da Ester Cocco, nel 1915, che ne scrisse in un opuscolo della Biblioteca dell'università. l'opuscolo è conservato nell'archivio di Stato, ed è stato esposto nel 2015 insieme ad altri contratti cinquecenteschi della medesima compagnia teatrale, proprio in occasione della giornata mondiale della commedia dell'arte. Testimonianze importanti di come a Padova, prima che in altre realtà italiane, si fosse consolidata la professione dell'attore e di come, nel primo Cinquecento, ci sia stato un aumento delle richieste di commedie tale da spingere gli attori a costituirsi in compagnie per avere una struttura autonoma in grado di rispondere alla domanda della committenza.


La compagnia che sancì il battesimo della commedia dell'arte fu quella di messer Maphio, detto Zanin da Padova, il primo capocomico Italiano documentato. Otto uomini si presentarono nella studio notarile con una richiesta singolare: volevano un contratto per formare una «fraternal compagnia», il cui obiettivo era «recitar commedie di loco in loco» con il fine di «guadagnar denaro». Si impegnarono a raggiungere una serie di punti: restare uniti fino alla Quaresima dell'anno successivo, acquistare un cavallo per trasportare costumi e attrezzi di scena, dividere equamente il ricavato degli spettacoli che, in caso d'incidenti o malattie, potevano utilizzare come prestito di mutuo soccorso. II notaio stilò il documento senza immaginare che presto ce ne sarebbero stati molti altri simili, e che quello con la sua firma sarebbe stato il primo a segnare la nascita dell'impresa teatrale giuridicamente riconosciuta e del mestiere d'attore.


L'intera compagnia era formata da messer Mafio (Maphio), Maffeo del Re, capo indiscusso, nota come Zani o Zanin (ovvero Zanni, voce dialettale per Gianni), Vincenzo da Venezia, Francesco de la Lira, Geronimo da San Luca, Giandomenico Rizzo o detto Rizzo, Giovanni da Treviso, Tofano de Bastian e Francesco Moschini. Zanni, come Zuan, versione veneta del nome Gianni, e uno dei personaggi pili antichi della commedia dell'arte. II nome, assai diffuso nel contado veneto-lombardo, area da cui prevenivano la maggior parte dei servitori dei nobili e dei ricchi mercanti veneziani, e anche quello utilizzato alla fine del XVI secolo per definire questa tipo di spettacolo, che veniva appunto chiamato "Commedia degli Zanni". Nei primi canovacci improvvisati dagli attori di strada tenevano banco le dispute fra servo e padrone, definite "contrasti comici" o "ludi zanneschi", citate anche, nel 1559, dal poeta e drammaturgo fiorentino Anton Francesco Grazzini in un canto adatto al periodo carnevalesco: De' Zanni e de' Magnifici. L'antico nome della maschera veneziana di Pantalone e, infatti, Magnifico. Ben presto la maschera di Zanni lascio il passo a servitori dal nome proprio, astuti come Frittellino, Beltrame e Brighella, o sciocchi come Arlecchino, Pulcinelia, Mezzettino e Truffaldino.


La giornata mondiale della commedia dell'arte viene istituita nel 2010 a opera del SAT, l'associazione che riunisce gli operatori di commedia dell'arte che vuole promuovere la conoscenza di un linguaggio teatrale universale che aveva mosso i primi passi in Italia con le «fraternal compagnie» già sul finire del Quattrocento, diffondendosi nelle piazze, nelle corti e nei teatri di tutta Europa come «commedia italiana», e segnando 10 sviluppo del teatro moderno ancora oggi diffuso in tutto il mondo da una comunità internazionale che si riconosce in questa tradizione.


Con la commedia dell'arte si rappresentano, in principio all'aperto e con una scenografia scarna, canovacci, detti anche scenario Gli attori si ritrovano a improvvisare sulla base di racconti, commedie, letteratura, leggende, tradizioni popolari, fatti di cronaca con un repertorio prevalentemente comico, con effetti ottenuti in maniera grottesca e con la mimica. Un repertorio fatto di dialetti, equivoci, travestimenti, giochi di parole e pure oscenità. Tutto per coinvolgere gli spettatori in un intreccio amoroso, con pili soggetti, in cui entrava in gioco il "geloso", o negli intrighi dei servi, voluti o innescati da ostacoli e situazioni, spesso con lo scopo di provocare la risata. Fra gli attori che erano giocolieri, acrobati, saltatori di corda, giullari, figure importanti per la fisicità in scena, per il modo di fare energico, fondamentale per raccogliere l'attenzione del pubblico fatto di artigiani, borghesi e contadini che pagavano un biglietto. Le maschere, di tradizione medievale, indossate per una singola gag o per tre ore, miravano allo stomaco dello spettatore, con un'immediatezza che non ammetteva repliche.


Le compagnie di solito erano formate da otto uomini e due donne. Fu proprio la commedia dell'arte a portare sul palco la donna. II nome di una donna, Lucrezia di Siena, appari per la prima volta in un contratto del 1564 redatto da un notaio di Roma. Mentre solo alla fine del secolo, verso il 1577, le donne, sostituendo nei ruoli femminili gli uomini travestiti, sarebbero entrate nelle compagnie a pieno titolo. Uomo e donna in scena, per dare vita a un gioco fatto di allusioni che si faceva anche seduttivo. Le prime attrici furono "cortigiane oneste", con un eloquio elegante ed esperte di musica, canto e danza. La prima attrice che divenne famosa in tutta Europa fu Isabella Andreini. Le prime realizzazioni della scaenae frons di epoca romana, a Padova, furono alla Loggia e all'Odeo Cornaro, grazie alle rappresentazioni del drammaturgo padovano Angelo Beolco, detto il Ruzzante. Padova e parte assai attiva nella storia della commedia e contribuisce a sviluppare e creare testi, personaggi, compagnie straordinari anche grazie all'Accademia del teatro in lingua veneta.


Il comico dell'arte finiva per essere un virtuoso in grado di combinare preparazione e improvvisazione, e rimandare allo spettatore una sensazione di freschezza, di avvenimento autentico, non riprodotto e di grande efficacia. Svincolarsi da un testo, identificarsi con la propria maschera, rapportarsi in maniera libera con gli altri compagni in scena sono elementi che, messi insieme, conducono a quella che oggi si definisce performance, atto creativo estemporaneo, con un contatto vero con il pubblico e con una totale liberta di movimento in scena. La mimica nella commedia dell'arte e come la musica nella lirica, impegna tutto il corpo, fatta eccezione per il viso, coperto dalla maschera, che, con la sua fissità, invece, costringe lo spettatore a concentrarsi su ogni minima movimento, sulla parola, sulla voce e sull'intonazione. Uno spettacolo totalizzante in cui la "camminata", la "riverenza", il "sospiro", la "soffiata di naso" diventano tecniche ben precise. Un cast artistico e tecnico teso verso un unico obiettivo: mettere in scena il proprio spettacolo, far divertire, commuovere, emozionare, e poi dividere gli utili fra i membri della compagnia. Ci potevano essere due tipi di gestione: l'una prevedeva la figura dell'impresario, in origine capocomico, l'altra no, e si caratterizzava pili come una specie di cooperativa d'attori. il vertice era occupato da primo attore e prima attrice, affiancati dal primo attore comico e dal caratterista.


Altri ruoli importanti erano quelli dei genitori nobili, del despota, dell'innamorato un po' sciocco. A loro si univano i macchinisti, il suggeritore, il trovarobe e il poeta di compagnia, ossia chi scriveva i testi. Sarà Goldoni, nel Settecento, con la sua riforma del teatro a mettere in parte a riposo quest'antica tradizione, sostituendo i canovacci con testi scritti, indicazioni sceniche, battute; Ie maschere con personaggi reali, dalla psicologia definita in base al reale, al quotidiano; a portare i personaggi femminili in primo piano, esaltandone intraprendenza e astuzia; a introdurre pure un messaggio educativo per il pubblico, di analisi o denuncia della società e, infine, a revisionarne profondamente il linguaggio. Sopravvissero alla riforma Ie maschere tradizionali regionali, relegate pero ad attrattive carnevalesche o poco più. Tuttavia negli ultimi decenni, a Padova, ce stata una rivalutazione della apprezzatissima commedia dell'arte Ie cui caratteristiche pili originali restano la tecnica d'improvvisazione, da non confondere col fatto scenico casuale, e una libertà degli attori che non è dilettantismo.

 


Zanni, in un'incisione di Pietro Bertelli del 1642.
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da "...Forse non tutti sanno che a Padova..." di Silvia Giorgi - Newton Comption editori